Pinacoteca di Como

Una volta mi capitò di chiedere ad un sociologo, ricercatore specializzato nello studio delle realtà urbane complesse, che luogo per prima cosa visitasse una volta giunto in una città straniera. Non ebbe dubbi e tutto d’un fiato rispose: “Il museo cittadino, che diamine!”. Una scelta decisamente minoritaria, se si escludono i grandi musei internazionali, luoghi di attrazione di massa che si possono contare sulle dita di una mano. Eppure a pensarci bene, l’idea giunti in una nuova città di visitare per prima cosa il museo, rivela una volontà di comprensione che va ben al di là dell’immediatamente percepibile, ovvero l’atteggiamento di chi non si accontenta, di chi vuole conoscere e nello stesso tempo prova piacere dalla conoscenza.

In ogni città d’Italia degna di questo nome fa bella mostra di sé un museo civico. Bella forza direte voi, l’Italia custodisce più del 60% del patrimonio artistico-culturale dell’umanità. Più che vero, (sorvolando sul fatto che a volte, purtroppo custodisce questo tesoro in modo non del tutto ottimale) sicché anche la città di Como vanta il suo museo cittadino, anzi ben quattro. Ma è sulla Pinacoteca che ci interessa porre l’attenzione perché, in perfetta rispondenza con i principi dell’attento sociologo, consente al visitatore di farsi un’idea (lo sottolineiamo scrivendolo in corsivo) della storia della città, dell’evoluzione storica, delle trasformazioni del gusto, e attraverso queste del percorso sociale e culturale compiuto da una comunità attraverso le scelte e le rappresentazioni dei suoi esponenti di spicco.

Visitare un museo, e in particolare una Pinacoteca come quella di Como, consente di compiere un viaggio nel tempo; un viaggio divertente e rilassante che ci porta a conoscere la cultura visiva lariana espressa dal Medioevo sino alla seconda metà del Novecento.
La Pinacoteca di Como è infatti suddivisa in quattro sezioni articolate su tre piani di Palazzo Volpi, antica dimora eretta nella prima metà del secolo XVI da una nobile famiglia comasca, uno dei quattro poli dei Musei Civici di Como. Chi varca la soglia del museo potrà godere di un “tesoro nascosto”, con buona probabilità sconosciuto anche alla maggioranza degli abitanti della città lariana. Iniziando dalla sezione medievale, offre opere di età carolingia, sculture e affreschi romanici e gotici; quella rinascimentale espone una selezione dei ritratti di uomini illustri e interessanti testimonianze riguardanti la costruzione della Cattedrale cittadina (vetrate, sculture, arazzi, modelli lignei). La visita prosegue con la quadreria che propone un’ampia panoramica degli artisti attivi a Como dal XVI al XIX secolo; si potranno ammirare pale di chiese sconsacrate in età napoleonica e dipinti pervenuti da collezioni private. Il viaggio nel tempo si conclude con le testimonianza del Novecento: le immagini fotografiche, i dipinti, le sculture e i prototipi d’arredo documentano la creatività artistica attiva nella città di Como, dalla sperimentazione futurista sino all’astrattismo.
In che misura la Pinacoteca di Como esprima la storia e il carattere della città, in particolare la sua vivacità e vitalità, crediamo sia una valutazione personale prim’ancora che soggettiva. Indubbiamente la bellezza dei luoghi, e più ancora la straordinaria morfologia che rende il Lago di Como unico al mondo, giocano contro le “opere dell’uomo” una partita vinta in partenza. Ma è forse proprio la bellezza, in qualche momento straripante e quasi insostenibile, a far sì che molte persone provino il bisogno di conoscere e comprendere la storia di un luogo oltreché contemplarlo. In tutto il mondo, e particolarmente nelle città d’arte italiane, è l’atteggiamento che distingue il viaggiatore dal semplice turista. (A scanso di equivoci, diciamo che noi vogliamo bene ad entrambi, anche se è il primo il nostro interlocutore naturale)

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